Bpco. Arriva "triplice terapia" per i pazienti più gravi

 Il nuovo farmaco, targato GlaxoSmithKline, punta alla personalizzazione della cura e all'aumento dell'aderenza al trattamento. In Italia la patologia respiratoria colpisce tra l’8 e il 12% della popolazione adulta.

 
03 MAG - Da oggi, in Italia, le persone affette da broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) – una patologia infiammatoria che ostruisce le vie respiratorie e colpisce soprattutto i fumatori over 60 -possono contare su una nuova molecola. Si tratta dell’umeclidinio, che in tripla associazione con la formulazione precostituita a base di fluticasone furoato e vilanterolo, costituisce una novità assoluta studiata per le forme più gravi. L’umeclidinio – un antagonista muscarinico a lunga durata d’azione (Lama) targato GlaxoSmithKline – è il primo farmaco ad essere stato pensato e testato per funzionare in una triplice associazione nella terapia della BPCO.
 
Una patologia in costante aumento
La BPCO colpisce circa 65 milioni di persone in tutto il mondo di cui 2 milioni e 600 mila in Italia. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ogni anno questa patologia causa 3 milioni e 280 mila morti (pari al 5,8% di tutti i decessi). L’Agenzia per la Sanità della Nazioni unite stima inoltre che questi numeri siano destinati ad aumentare di oltre il 30% nel corso dei prossimi 10 anni, quando la BPCO salirà sul podio come la terza principale causa di morte a livello mondiale. In Italia la patologia colpisce tra l’8 e il 12% della popolazione adulta. I fumatori sono la categoria più a rischio: nel 20-40% raggiungono la malattia conclamata e l’incidenza della patologia e delle complicanze cardiovascolari aumentano esponenzialmente. Dal punto di vista economico le due principali malattie respiratorie, asma e BPCO, costano al Servizio sanitario nazionale circa 14 miliardi di euro all’anno: circa 1 punto del Prodotto interno lordo.
 
Verso i 50 anni i malati sono circa il 7%, tra i 60enni la percentuale sale all’11-12%, per aumentare ulteriormente fino al 50-55% attorno ai 70. I fattori che causano la malattia, oltre al fumo, sono il basso peso corporeo, i disturbi respiratori dell’infanzia, l’inquinamento atmosferico, l’esposizione al fumo passivo di sigaretta, la presenza di polveri sottili e l’inalazione di prodotti chimici.
 
“Il motivo per cui di solito il paziente si rivolge al pneumologo è la dispnea, ovvero la difficoltà a respirare, anche per sforzi minimi – sottolinea Antonio Spanevello, primario dell’Unità operativa di Pneumologia riabilitativa all’Istituto scientifico di Tradate (Varese) – I sintomi percepiti come poco importanti sono invece la tosse e la frequente espettorazione”. In presenza di queste indicazioni lo specialista deve verificare “se quella riferita come ‘bronchite’ non sia invece stato un episodio di riacutizzazione, che costituisce il vero problema”.
 
Scarsa aderenza alle terapie
I malati severi riportano una scarsa aderenza ai trattamenti prescritti. Secondo un’indagine Doxa del 2012 su un campione di 2 mila persone voluta da Simer (Società Italiana di Medicina Respiratoria), Siaic (Società Italiana di Allergologia e Immunologia Clinica) e Aaito (Associazione Allergologi Immunologi Territoriali e Ospedalieri), le terapie vengono assunte regolarmente solo da una persona su due e per non più di 3 mesi all’anno. E la situazione peggiora negli over 65: 6 su 10 non assumono correttamente le terapie e il trattamento viene seguito mediamente solo per 60 giorni l’anno.
Per Gabriella Levato, medico di medicina generale di Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) Lombardia “avere la possibilità di scegliere molecole diverse rende più personalizzabile la terapia stessa. Pazienti con lo stesso stadio di patologia possono avere esigenze diverse”. Secondo gli esperti è infatti centrale caratterizzare la terapia in base alle condizioni e al quadro clinico del singolo paziente, considerando le due variabili che entrano in gioco, cioè l’ostruzione e l’infiammazione delle vie respiratorie. Altri aspetti considerati rilevanti nel percorso di cura sono la durata d’azione della terapia e la semplicità del dispositivo di rilascio del medicinale, che deve garantire la massima facilità di utilizzo.
 
Un’unica somministrazione giornaliera
La nuova triplice terapia prevede un’unica somministrazione giornaliera con erogatori facili da usare. “Abbiamo puntato su un farmaco con un’alta selettività per i recettori che deve andare ad antagonizzare e una durata d’azione di 24 ore che dal nostro punto di vista può aumentare l’aderenza alla terapia, il tutto all’interno di un device che si possa usare senza difficoltà dopo aver letto il foglietto illustrativo, senza bisogno di ulteriori spiegazioni”, conclude Andrea Rizzi, direttore medico dell’area respiratoria di GlaxoSmithKline Italia.
 
Michela Perrone
 
03 maggio 2016
Fonte: quotidianosanità.it

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