BERLINO (24 settembre) - Per la prima volta è stato dimostrato che inibendo una proteina, la TAK-1, è possibile rendere 70 volte più sensibile il tumore del pancreas alla chemioterapia, aprendo la via allo studio di nuovi farmaci. Questo significativo passo avanti nella ricerca su un tumore per cui ancora oggi non esistono trattamenti, si deve a Davide Melisi, ricercatore italiano in fase di rientro in patria dopo quattro anni di lavoro negli Stati Uniti. Melisi, che ha presentato la sua ricerca questa mattina a Berlino, dove è in corso il Congresso Europeo di Oncologia (ECCO-ESMO), compie 33 anni il mese prossimo, ed è originario di Napoli, nel cui Istituto dei Tumori 'Fondazione Pascalè si trasferirà dal primo ottobre, proveniente dal 'M.D Anderson Center' di Houston, in Texas, dove ha lavorato a fianco dell' italo-americano James Abbruzzese, leader mondiale nella ricerca sul tumore del pancreas. Ha dimostrato - per il momento solo sugli animali da laboratorio - che modificando le cellule tumorali del pancreas e inibendo una particolare proteina chiamata TAK-1, il tumore diventa molto più sensibile all'azione della chemioterapia. E sulla base di questa acquisizione è stato possibile anche realizzare un farmaco, col quale imposterà uno studio clinico di fase I proprio al Pascale, dove è stato chiamato dal direttore Fortunato Ciardiello, presidente di ESMO a Berlino e da Alfredo Budillon, primario di Farmacologia Sperimentale.
La ricerca di Melisi ha dimostrato come l'inibizione di TAK-1 renda il tumore (a cui oggi sopravvivono a 5 anni da uno a quattro pazienti su cento) sensibile non a uno solo ma a più farmaci, interferendo con un meccanismo di sensibilità delle cellule tumorali pancreatiche alla chemioterapia. «Nello studio - spiega il ricercatore - abbiamo usato tre diversi chemioterapici in combinazione: il principio inibitore di TAK-1 ha reso comunque il tumore 70 volte più sensibile a questi farmaci. Nei nostri esperimenti, a Houston, i topi così trattati, hanno raddoppiato la sopravvivenza da 61 a 122 giorni».
Una grande speranza per un tumore che negli USA fa registrare ogni anno 25 mila nuovi casi e 25 mila morti. È stato difficile decidere di tornare in Italia? «Dopo 4 anni di lavoro a Houston, per me e mia moglie Alessandra - risponde Melisi, che è anche padre di un bambino di 7 mesi, Lorenzo - si trattava di decidere se restare là per sempre o ritornare. Abbiamo colto al volo l'occasione che mi si prospettava e abbiamo deciso di tornare. Scommetto su Napoli, voglio essere ottimista, spero di trovare terreno fertile». Ora la ricerca sulla TAK-1 proseguirà al Pascale con la fase clinica, «anche se con Houston - conclude Melisi - resterà una stretta collaborazione».
Fonte: www.ilmattino.it