Domani lo sciopero, la Campania capofila

La notizia è arrivata via sms nel bel mezzo della conferenza stampa indetta, all’antivigilia dello sciopero dei camici bianchi, dai sindacalisti delle 21 sigle che rappresentano tutto il comparto sanità in Campania. La bocciatura dell’emendamento sulla stabilizzazione dei precari ha così avuto l’effetto di un terremoto proprio nel giorno in cui venivano spiegati i motivi della protesta, che - come hanno sottolineato tutti - «è stata organizzata non per reclamare i diritti dei medici, ma per il diritto alla salute dei cittadini». Uno sciopero che, comunque, non bloccherà l’attività dell’emergenza. 

 
Il messaggio giunto dalla Capitale ha, dunque, amplificato la tensione, ha infervorato gli animi. Bloccare l’ipotesi stabilizzazione significa infatti paralizzare una sanità già in ginocchio. Al momento, lo ricordiamo, sono 722 i precari con contratto a termine. Nel frattempo, l’esercito degli oltre 15mila che hanno lasciato per la pensione (negli ultimi 8 anni) non è stato sostituito. E per far funzionare la macchina della sanità occorre la riassunzione almeno del 70% di quelli che sono andati via per raggiunti limiti di età. Qualche esempio. Al Cardarelli (dove sono stati stabilizzati 31 precari) dal 2010 ne sono andati via in 500. E quest’anno lasciano altri 90 dipendenti. «A dare il colpo di grazia la ”161”, la legge sulle limitazioni dello straordinario che regola i turni di lavoro» ammette il commissario Patrizia Caputo. Al Vecchio Pellegrini, spiega il direttore sanitario, Giuseppe Matarazzo, «dal 2010 sono andati via circa 70 dipendenti». Solo un paio sostituiti con mobilità. Al Loreto Mare occorrerebbero subito 30 operatori sociosanitari, 15 infermieri e 20 medici.
 
In un ospedale più piccolo, gli Incurabili, sono indispensabili 4 anestesisti, 4 ostetrici, un chirurgo, 4 ausiliari e 4 infermieri. Al 118 urgono 10 operatori e 6 medici per far funzionare al minimo un servizio di emergenza di vitale importanza. Per questo Raffaele Calabrò, componente della Commissione Affari Sociali alla Camera, ha detto: «Sulla stabilizzazione dei precari e sulla nuove assunzioni in sanità non si torni indietro. Anche alla luce dell'entrata in vigore della normativa europea sull'orario di lavoro, in molti ospedali si versa nel caos totale per l'ormai cronica carenza di personale. Non possiamo chiedere al personale sanitario, ormai allo stremo, ulteriori sacrifici. Siamo fiduciosi che il ritiro dell'emendamento da parte del governo, almeno nella parte relativa alle assunzioni, sia temporaneo e dovuto alla necessità di un surplus di approfondimento.
 
Una pausa di riflessione che potrebbe servire a migliorare la proposta emendativa, prevedendo l'inclusione degli amministrativi e quote diverse destinate all'assunzione di personale nelle Regioni in Piano di rientro, già sottoposte al blocco del turn over ed evitare così la paralisi del sistema sanitario».
Ma torniamo allo sciopero di domani. Ventuno sigle sindacali, dunque, per confermare la protesta. Una simile mobilitazione in sanità non la si vedeva da anni. Volti tirati e toni accesi per spiegare il perché di uno sciopero che riguarda, è vero, i medici di tutto il Paese, ma che vede la Campania capofila. «Le ultime notizie su una legge ad hoc per l’infoltimento degli organici sono scoraggianti. A quanto pare non sarà possibile per ora reperire le risorse per le 3mila assunzioni annunciate» ha detto Bruno Zuccarelli, segretario regionale Anaao e promotore dell’incontro. Ed ha ribadito: «Dal governo non arrivano segnali d’attenzione per la Campania. Lo dimostrano i sei mesi impiegati per nominare il nuovo commissario. Al quale serviranno mesi solo per potersi orientare in un sistema del tutto nuovo». Ed ha ribadito: «Le cure, i campani, dovranno continuare a pagarle di tasca propria. Le alternative sono due: essere inseriti in liste d’attesa che durano mesi, o andare al Nord».
 
Giuseppe Galano, presidente regionale dell’Aaroi, il sindacato degli anestesisti: «Questo sciopero è un’allenza tra medici, operatori della sanità e cittadinanza contro la distruzione della sanità pubblica. Per la Campania questo sciopero è un grido di dolore. I cittadini si uniscano ai medici». Luigi Sodano, del Sumai, parlando delle strutture territoriali: «Sono tecnologicamente arretrate, in difficoltà quando si tratta di diagnosi e di cura». Gennaro Caiffa, vicesegretario nazionale Snami: «Noi di medicina generale tocchiamo con mano la sofferenza e le difficoltà dei pazienti meno abbienti che non hanno i soldi per curarsi. E da anni si assiste alla vergognosa assistenza indiretta per la quale sono costretti a pagare». Infine Antonio De Falco, segretario regionale Cimo (medici ospedalieri): «Soffriamo più di altre Regioni per il mancato ricambio generazionale e per la pesantezza del Piano di rientro».
 
L’Anaao Campania ha consegnato ai propri iscritti che non potranno esimersi dal lavorare domani per non causare danni all’assistenza un adesivo da mettere sul camice. «A’ salute è ‘na cosa seria».

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