Medici Ssn contro la finanziaria

Medici del Servizio sanitario nazionale uniti contro la manovra finanziaria varata dal Governo. Ai camici bianchi, dipendenti del pubblico impiego, non piace per nulla il provvedimento messo a punto dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Lo ritengono «ingiusto e iniquo», che va a colpire «i soliti noti». Non solo. Se alcune misure previste dal documento varato martedì in Consiglio dei ministri non saranno riviste, «a pagare saranno anche i pazienti, che per avere assistenza saranno costretti a rivolgersi sempre di più al privato»
È il quadro a tinte fosche tratteggiato all'Adnkronos Salute da alcune tra le principali organizzazioni sindacali della dirigenza medica del Ssn: Anaao Assomed, Cimo-Asmd e Fp Cgil medici. Sindacati delusi dalla manovra ma pronti a dare battaglia. «La prossima settimana - dichiara il vicesegretario nazionale dell'Anaao Assomed Costantino Troise, che conferma la mobilitazione della categoria - cercheremo di organizzare una riunione con tutte le sigle per fare il punto e per decidere quali iniziative intraprendere. L'intenzione è quella di ottenere la rimodulazione dei punti più negativi della manovra. Prima che il decreto diventi legge». Un invito raccolto subito dal segretario nazionale della Fp Cgil medici, Massimo Cozza: «Siamo disponibili a iniziative unitarie e ad azioni di protesta contro questa manovra iniqua, a difesa della categoria e dell'intero sistema sanitario». I punti della manovra che più preoccupano i camici bianchi riguardano il blocco contrattuale, l'aliquota fiscale aggiuntiva per i redditi superiori a 90 mila euro e il blocco del turn over. «Anche se il testo definitivo ancora non si conosce - spiega Troise - la manovra dovrebbe prevedere il blocco dei contratti dei dipendenti pubblici fino al 2013, misura che aggrava pesantemente il potere d'acquisto». E ancora. «Il provvedimento - aggiunge il vicesegretario Anaao Assomed - colpisce inoltre i medici con un'aliquota fiscale aggiuntiva del 5% per i redditi superiori a 90 mila euro. Quindi - sottolinea Troise - dire che questa manovra non mette le mani in tasca dei contribuenti è una falsità. Per quanto ci riguarda mette le mani nelle tasche dei camici dei medici dipendenti del Ssn fino a sfondarle». Ma non è solo un problema di portafoglio. Ad esempio, questa aliquota fiscale aggiuntiva, che dovrebbe colpire circa il 15% dei camici bianchi del servizio pubblico, potrebbe generare problemi di natura strettamente assistenziale. «Per raggiungere quegli stipendi, i medici fanno turni aggiuntivi, notturni e quant'altro. Siamo sicuri che saranno disposti ancora a fare questi 'sacrifici'?», è l'interrogativo posto dal presidente della Cimo-Asmd, Riccardo Cassi. «Noi - aggiunge - abbiamo già invitato i nostri associati a non fare più turni supplementari». Ecco quindi che a pagare, in termini di assistenza, potrebbero essere anche i pazienti. Un altro punto della manovra nel mirino dei medici è senz'altro il blocco del turn over. «Questo blocco - spiega Troise - non tiene conto dei flussi di mobilità di uscita dei camici bianchi. Nei prossimi 4 anni - sottolinea - saranno 30 mila i medici che usciranno dal Ssn e, con questa norma, ne entrerebbero appena 6 mila».

Pochi medici, scarsa assistenza ai cittadini. «Certamente», afferma Troise. «A pagare un conto salato sarà l'intero settore della sanità pubblica, con conseguenze disastrose sulla qualità e quantità dei servizi sanitari erogati. Il diritto alla salute - sottolinea il vicesegretario - è destinato a diventare un diritto condizionato dal censo e dalle condizioni organizzative ed economiche della Regione di residenza. Dire quindi che questa manovra non tocca la sanità è una bugia. La tocca eccome». Ma i camici bianchi non ci stanno e annunciano battaglia. Per Cassi, «i medici non sono più disposti a subire ulteriori abbattimenti economici senza reagire. La categoria dà già il suo contributo al bilancio dello Stato lavorando milioni di ore che non vengono pagate dalle Asl e dalle aziende ospedaliere. Ci impegneremo - aggiunge il presidente Cimo-Asmd - affinché Governo e Parlamento tengano conto della peculiarità e delle condizioni del lavoro negli ospedali e nei presidi territoriali. Perché i medici - conclude Cassi - sono dirigenti solo di nome, in realtà professionisti impegnati nella tutela della salute dei cittadini».

Fonte: DoctorNews

 

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