di Marco Malagutti
Una legge italiana garantisce ai cittadini stranieri privi di permesso di soggiorno il diritto alla salute. In teoria. In pratica, invece secondo un'indagine condotta dal Naga tra metà novembre e metà marzo 2011, negli ospedali milanesi questo avviene molto poco. «Una prassi disomogenea, una parziale disapplicazione della normativa, un'erogazione e una gestione del codice Stp (Straniero Temporaneamente Presente, il codice che dovrebbe garantire il diritto alla salute) inefficiente e inefficace con la conseguente grave esclusione dal godimento del diritto alla salute per moltissimi cittadini stranieri irregolari bisognosi di cure», sottolinea Guglielmo Meregalli, uno dei due medici volontari, l'altro è Stefano Dalla Valle, che hanno coordinato la ricerca, presentata ieri a Milano. I numeri sono piuttosto eclatanti. Sui 560 pazienti che si sono rivolti presso l'ambulatorio medico dell'Associazione 82, affetti da patologie rilevanti o cronico evolutive, sono stati inviati presso le strutture sanitarie pubbliche o le private convenzionate, con richiesta scritta del medico del Naga per l'assegnazione del codice Stp. Nel 61,6% dei casi la richiesta ha dato un risultato negativo. «Si osservano comportamenti che variano da quelli del tutto corretti a quelli di strutture sanitarie che negano anche un'assistenza minima» aggiunge Meregalli. Il dato più evidente riguarda la mancanza d'informazione sia degli operatori sanitari sia dei cittadini stranieri. «Possiamo dire che i cittadini stranieri irregolari che necessitano di cure soffrono una doppia malattia: quella organica e quella derivante dal mancato accesso alle cure» conclude Dalla Valle. Un problema eminentemente lombardo visto che, sottolinea l'indagine sul territorio nazionale si registrano buone pratiche in diverse regioni. Tre le proposte del Naga alla Regione precisa il presidente Pietro Massarotto «iscrivibilità dei cittadini stranieri irregolari nelle liste dei medici di medicina generale; applicazione omogenea della normativa nazionale vigente e conseguente rilascio e gestione successivaa del codice Stp in tutte le strutture sanitarie pubbliche e convenzionate della Lombardia e, infine, campagne pubbliche di sensibilizzazione rivolte a tutto il personale sanitario e ai cittadini stranieri regolari e non».
Fonte: Doctornews33