Pronto soccorso. Codici bianchi e verdi sul territorio

Sembra sia andato bene l’incontro tra il ministro della Salute e i sindacati medici della dipendenza e delle convenzioni convocato per discutere la riforma del sistema di emergenza-urgenza. Obiettivo principale lo spostamento sul territorio dell’assistenza per i codici bianchi e verdi. Pronti 350 milioni di euro per avviare il progetto. Ma i sindacati avvertono: “Servono più organici”.
 
04 MAG - Riformare il sistema di emergenza-urgenza affidando alle strutture territoriali il compito di curare i codici bianchi e verdi. L’obiettivo ambizioso del ministro della Salute Ferruccio Fazio oggi ha mosso un altro passo dopo gli annunci della scorsa settimana in seguito all’indagine svolta dalla commissione Affari Sociali sulle criticità del sistema di emergenza-urgenza. Si è tenuto infatti stamani l’incontro presso la sede del Ministero con tutte le sigle sindacali dell’area medica della dipendenza e convenzionata. I medici hanno condiviso il target ministeriale sottolineando, però, come vi sia l’esigenza di maggiori risorse di personale. Inoltre, i camici bianchi hanno insistito sul fatto che bisognerà procedere in un’ottica di sistema per far luce sulle cause reali del caos nei Pronto Soccorso e scioglierne i nodi a 360°.

Secondo le Organizzazioni sindacali il “vero problema dei Pronto Soccorso oggi è l’eccesso di domanda di ricovero soprattutto nell’area medica per cause epidemiologiche e demografiche cui si è accompagnata negli anni una progressiva riduzione del numero dei posti letto per acuti e di personale dedicato, specie nelle Regioni soggette ai piani di rientro”. Se da un lato il problema è che troppo spesso vi sono accessi impropri a causa delle difficoltà della medicina territoriale nel soddisfare la domanda crescente, dall’altro, con la riduzione drastica dei posti letto avvenuta negli ultimi anni, i P.S. si sono lentamente trasformati in luoghi di ricovero  inadeguati e non attrezzati. Fattore, quest’ultimo che blocca l’attività delle stesse ambulanze (il barellamento selvaggio) che vedono le loro barelle occupate e ferme all’interno dei P.S. anche per giorni. Insomma, i Pronto Soccorso sono diventati in sostanza dei veri e propri ‘imbuti’ assistenziali e gli unici luoghi dove i cittadini vedono la possibilità di essere immediatamente visitati senza essere sottoposti alle lunghe attese e pastoie burocratiche del territorio. Infine, vi è il problema del personale che a causa del blocco del turnover è sempre meno. Le Organizzazioni Sindacali hanno infatti sottolineato al Ministro “la necessità di risposte urgenti soprattutto in merito al problema degli organici, procedendo anche a rivedere le linee guida che governano il sistema dagli anni ’90”.
La proposta ministeriale parte dall’assunto che bisogna utilizzare la medicina del territorio per affrontare i codici bianchi e verdi in modo da arrivare a dei Pronto soccorso divisi sia fisicamente che per team di professionisti che vi lavorano. Altro aspetto sui cui insiste il Ministro è quello della canalizzazione delle chiamate per limitare alla fonte l’accesso improprio al Pronto Soccorso che nemmeno i ticket in questi anni ha placato. Sempre seguendo questi paradigmi generali si dovrà arrivare alla creazione di una vera e propria quarta Macroarea dell’Emergenza Urgenza al fianco di quelle della prevenzione, dell’ospedale e del territorio) e di una cabina di regia ospedale-territorio che possa anche ridefinire le procedure di triage del servizio 118. È evidente, però, che se si decide di accollare sul territorio una mole così elevata di domanda vi dovrà essere anche un incremento delle risorse. Il ministro Fazio ha messo sul piatto della bilancia il 25% del Fondo dedicato agli obiettivi di piano per le cure primarie. In cifre si tratta di circa 350 milioni di euro che sono a disposizione delle Regioni per l’attivazione di progetti sperimentali sul tema. Negli ultimi due anni queste risorse sono state utilizzate per far decollare le strutture H24 e H12 per garantire la continuità assistenziale.
Insomma, il Ministro Fazio punta forte sullo sviluppo del territorio anche per curare le ‘emergenze’ e chissà se riuscirà ad ‘estorcere’ al Ministero dell’Economia qualche deroga per sbloccare il turnover come chiesto oggi dai Sindacati. Il cammino si annuncia ancora lungo anche perché, ad oggi la risposta alla domanda: “Dove vado a curarmi se mi sento male?” ha ancora una sola risposta: al Pronto soccorso.
Durante l’incontro con le O.o.S.s. il ministro della Salute ha parlato anche delle scuole di specializzazione e delle iscrizioni a numero chiuso a medicina. Secondo Fazio nel nostro Paese non c’è ancora un problema di carenza di medici e il numero chiuso non va toccato e che già negli ultimi tre anni è stato “aumentato il numero di accesso ai corsi da 7.500 a 9.500” . Il vulnus del problema per Fazio sono le scuole di specializzazione che sono “distribuite in modo disomogeneo tra le Regioni e non necessariamente rispondono ai bisogni effettivi. A questo scopo abbiamo coinvolto le Regioni per avere dati precisi sui fabbisogni specialità per specialità su cui poter fare una proposta al Miur”. E pensare che per la sola Emergenza-urgenza vi siano solo 50 posti all’anno risulta quantomeno strano. Infine, il Ministro ha parlato della “possibilità di far svolgere gli ultimi 2 o 3 anni del corso di specializzazione in forma attiva”.
 
Il comunicato dei sindacati:
"RIDURRE I CODICI BIANCHI E ADEGUARE GLI ORGANICI"
"Le Organizzazioni Sindacali della dirigenza medica e della medicina convenzionata hanno condiviso le linee di intervento esposte dal Ministro della Salute Ferruccio Fazio nell’incontro che si è svolto oggi in merito alla riorganizzazione del sistema di emergenza-urgenza.
In modo particolare è stato condiviso l’obiettivo di ridurre l’afflusso dei codici bianchi e verdi attraverso una maggiore integrazione tra ospedale e territorio, ma anche la necessità di lavorare in un’ottica di sistema.
Il vero problema dei Pronto soccorso oggi è l’eccesso di domanda di ricovero soprattutto nell’area medica per cause epidemiologiche e demografiche cui si è accompagnata negli anni una progressiva riduzione del numero dei posti letto per acuti e di personale dedicato, specie nelle Regioni soggette ai piani di rientro".
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04 maggio 2011

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