Condannato Andrew Wakefield, il gastroenterologo che nel 1998 suggerì il legame tra il siero trivalente morbillo-parotite-rosolia e la malattia nei bambini. Ma il falso allarme non ha smesso di far paura
CRONACA – Con un verdetto di condanna per “condotta non etica, disonesta e irresponsabile” si è chiuso il lungo e travagliato processo, durato due anni e mezzo, contro Andrew Wakefield, 52 anni, una delle figure più controverse nella storia della medicina degli ultimi anni. Il General Medical Council lo ha ufficialmente radiato dall’albo dei medici. Wakefield è il gastroenterologo britannico che nel 1998 pubblicò sulla rivista Lancet (una delle più autorevoli riviste di medicina) un articolo che analizzava la correlazione tra il vaccino trivalente contro morbillo-parotite-rosolia, la malattia infiammatoria intestinale e l’autismo. È l’inizio di un intrigo che continua a far discutere.
La ricerca di Wakefield era deboluccia, si basava su appena 12 casi. Peraltro, non sosteneva direttamente che il vaccino fosse responsabile dell’autismo. Fu Wakefield in persona, all’epoca medico al Royal Free Hospital di Londra, a gonfiare il rischio. Durante la conferenza stampa, mise in guardia i genitori di preferire i vaccini singoli alle fiale trivalenti. Parole che scatenarono il delirio. Milioni di famiglie tutto il mondo, in procinto di vaccinare i propri figli, andarono nel panico. Il clamore mediatico fu impressionante. Poco tempo dopo, un altro studio, su una rivista minore, contribuì a gettare benzina sul fuoco, sostenendo che fosse il famigerato tiomersale, un conservante a base di mercurio contenuto nei vaccini multidose, la causa della sindrome autistica.
Da quel momento una valanga di studi scientifici ha indagato i sospetti di Wakefield. Senza trovarvi fondamento. L’incidenza della sindrome autistica è la stessa tra i bambini vaccinati e quelli non vaccinati. Così come identici sono i tassi di malattia tra i bimbi che hanno ricevuto vaccino con tiomersale e quelli senza. Di più, da quando nel 2002 il tiomersale è stato messo al bando negli Stati Uniti, come misura precauzionale sull’onda della grande pressione pubblica, l’incidenza della malattia è rimasta invariata. Non è diminuita, come ci si sarebbe aspettati in caso di tossicità del composto.
Ovviamente, Wakefield non è finito sotto processo per aver cannato un piccolo studio, rivelatosi inattendibile. Ciò che gli è stato contestato è di aver deliberatamente falsificato i dati per tornaconto personale. Già nel 2001 le insinuazioni di truffa erano diventate così insistenti che egli fu costretto a dimettersi dopo 14 anni di servizio nello stesso ospedale, riparando negli Stati Uniti. Ma il retroscena più inquietate emerse nel 2004, quando uno stretto collaboratore di Wakefield lo accusò di corruzione. Disse che aveva percepito soldi da parte di avvocati impegnati nelle class action di genitori con bambini autistici. In cambio di mazzette, il dottore avrebbe manipolato le prove per agevolare la vittoria delle cause di risarcimento intentate contro le case farmaceutiche. Il tribunale inglese ha giudicato Wakefield colpevole per aver fatto ricorso a pratiche cliniche irregolari e inammissibili, come prelievi di sangue a bambini invitati alla festa di compleanno di suo figlio.
Dopo quelle scioccanti rivelazioni, la rivista Lancet ripudiò lo studio incriminato, definendolo “fatalmente fraudolento”. Chiese quindi a tutti gli autori di firmare una dichiarazione in cui ritrattavano qualsiasi legame di causalità tra i vaccini trivalenti e l’autismo. Dodici dei tredici ricercatori coinvolti nello studio del 1998 accettarono. Solo Wakefield e altri due, John Walker Smith e Simon Murch, entrambi processati, si rifiutarono di rinnegare quanto sostenuto dieci anni prima.
Al di là dell’esito giudiziario, una parte dell’opinione pubblica ritiene ancora che il solo crimine commesso da Wakefield sia stato quello di aver rivelato una scomoda verità. I suoi detrattori invece lo considerano il responsabile n. 1 della “fuga dai vaccini” che ha portato a un aumento dei casi di morbillo e parotite nell’infanzia. Anche durante la recente epidemia di influenza suina, la sua “bufala” è tornata a galla. Morale: secondo uno studio apparso nel 2009 su Plos Biology, un americano su quattro crede tuttora che i vaccini siano una delle cause dell’autismo, nonostante la smaccata assenza di prove scientifiche.
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